Premesse#
Ci sono molti contenuti a livello di workshop, panel, talk, video e podcast che parlano del fenomeno del Bleed nel gioco di ruolo, suggerendo, spesso, come evitarlo, come contenerlo e come gestirlo. Ma che cos’è nello specifico questo fenomeno? Con Bleed intendiamo il flusso di emozioni, pensieri, sensazioni, stati fisici e aspetti della personalità che si muove tra giocatore e personaggio, in entrambe le direzioni.
Abbiamo infatti un Bleed-in quando portiamo qualcosa di noi dentro al nostro personaggio; ad esempio quando siamo arrabbiati per qualcosa che è andato storto in giornata e durante la sessione interpretiamo il nostro personaggio come se fosse particolarmente nervoso. Il Bleed-out avviene, invece, quando qualcosa che si svolge durante la sessione viene trascinato anche fuori da essa, ad esempio se la morte di un altro personaggio ci lascia un senso di tristezza anche una volta finita la sessione.
Ora, ci sono due cose fondamentali da capire rispetto al Bleed.
La prima è che si tratta di un fenomeno, non di una scelta. È qualcosa che avviene e che il giocatore “subisce” involontariamente, di cui spesso diventa consapevole solo nel momento in cui viene fatto emergere e c’è uno spazio di riflessione a riguardo. Per questo è assolutamente sbagliato confonderlo con il meta-game, che è invece un processo quasi sempre intenzionale e che riguarda un flusso di informazioni più superficiale rispetto a tutto ciò che può essere coinvolto dal Bleed.
La seconda è che il Bleed non è nient’altro che il risultato dell’immersività che cerchiamo dal Gioco di Ruolo. Il fatto che interpretiamo qualcuno di diverso da noi, che giochiamo una storia che continua nel tempo, che vogliamo sessioni emozionanti e coinvolgenti, fa sì che la soglia tra giocatore e personaggio si assottigli a tal punto che a volte noi “sentiamo” ciò che sente il nostro personaggio, riusciamo a immedesimarci a tal punto che capiamo i suoi pensieri, le sue preoccupazioni, le sue emozioni. Lo stesso fenomeno riguarda ad esempio anche gli attori che devono preparare una parte in modo immersivo per mesi.
Ma allora, se sentire una connessione profonda con il nostro personaggio è proprio quello che cerchiamo e che ci fa sentire soddisfatti di una sessione, perché c’è così tanta paura e preoccupazione attorno a questo fenomeno?
Vari tipi di Bleed#
Come abbiamo già detto, il Bleed si può differenziare a seconda della direzione del flusso tra Bleed-in e Bleed-out. Ma non è tutto: proprio perché riguarda diversi livelli e contenuti, possiamo dare nomi diversi ai vari tipi di Bleed.
- Bleed Emotivo: è quello su cui si focalizzano la maggior parte dei talk, video e articoli rispetto al Bleed perché è sicuramente quello più riconoscibile. Ogni volta che un’emozione si sposta da personaggio a giocatore e viceversa abbiamo rispettivamente Bleed-out e Bleed-in. Come negli esempi sopracitati. Per fare ulteriori esempi più positivi: se sono particolarmente allegra e carica di energia magari interpreto il mio personaggio in modo più propositivo ed energico rispetto a quanto appare di solito (Bleed-in); viceversa magari la gioia condivisa con il mio party durante una sessione ricca di interpretazione durante un momento di festa può farmi sentire bene nonostante prima di giocare fosse una giornata no (Bleed-out).
- Ego Bleed: qualcosa di cui si parla molto di meno, che riguarda la costruzione di personaggi che abbiano i nostri pattern identitari. In questo caso il flusso è solo in una direzione, quella del Bleed-in, a meno che non ci siano patologie mentali già esistenti che possono spingere un giocatore a riconoscersi nei pattern identitari di un personaggio. Quando andiamo a creare un personaggio, infatti, potrebbe accadere che tendiamo a scegliere un archetipo che in qualche modo somiglia al nostro. Magari siamo persone molto attente agli altri, oneste e leali e ci troveremo a nostro agio solo giocando un personaggio che ha queste caratteristiche e ideali a comporre la sua identità. Come per ognuno di questi Bleed non è detto che avvenga sempre e che sia così per tutti: è un fenomeno puramente soggettivo, quindi avremo anche un sacco di persone che non sentiranno la necessità di interpretare qualcuno di simile a loro e andranno a costruire un personaggio completamente opposto.
- Bleed Procedurale: questa tipologia è molto interessante perché è ciò che avviene più spesso ma che non viene citato quasi mai, forse semplicemente perché spaventa di meno. Per Bleed Procedurale intendiamo quel flusso che riguarda una serie di tratti, abitudini, esperienze percettive. Ad esempio la comunicazione non verbale e para-verbale (tono della voce, modo di gesticolare, postura, espressioni del volto), ma anche quella verbale (registro, lessico). Pensiamo a quante volte nonostante stiamo giocando un elfo in un’ambientazione fantasy medievale ci viene da utilizzare un registro e un lessico comunicativi che sono invece tipici della nostra epoca e della nostra realtà. O a tutte quelle volte in cui anche se ci concentriamo per fare la voce dei nostri personaggi e magari le espressioni che userebbero loro, ci viene spontaneo gesticolare come facciamo noi giocatori. Basta pensarci un attimo per capire che è qualcosa che avviene in ogni sessione. E si tratta ovviamente di Bleed-in. Ma potrebbe anche darsi che dopo anni e anni passati nei panni di un personaggio che utilizza una certa espressione, un certo modo di gesticolare o di parlare, ci rimanga qualcosa di questi suoi tratti. In quel caso abbiamo un Bleed-out.
- Bleed Memetico: tutto ciò che riguarda idee, pensieri, opinioni, convinzioni. Tutto ciò che è mentale, razionale. Questo tipo di Bleed ha spesso un flusso bidirezionale, in quanto è abbastanza comune che una nostra convinzione, una nostra opinione su qualcosa, influenzi un nostro personaggio. Anche qui: non stiamo dicendo che succeda sempre e che succeda a tutti, chi ama interpretare personaggi diversi da sé e si trova a suo agio probabilmente interpreterà delle decisioni, delle opinioni, dei discorsi del suo personaggio molto distanti da quelli che farebbe il giocatore. Eppure ci sono momenti in cui le nostre idee influenzano i personaggi, ad esempio quando siamo di fronte a una scelta tra due porte e noi, come giocatori, cerchiamo di capire quale potrebbe essere la strada giusta. È una scelta che poi passiamo al personaggio e che interpretiamo coerentemente con esso, ma è un pensiero che parte da noi, quindi un Bleed-in. Un esempio più coinvolto, ma forse più raro, potrebbe essere ciò che si verifica quando un giocatore si accorge che si troverebbe più a suo agio rispetto a un certo tipo di scelta etica, quindi trova una giustificazione per far sì che anche il suo personaggio percorra quella strada. Anche cambiamenti dei personaggi e delle loro convinzioni durante l’arco della campagna potrebbero essere esempi di Bleed-in, laddove i giocatori stiano influenzando i personaggi con le loro idee e convinzioni rendendoli sempre più simili a loro. Dall’altro lato, il Bleed-out si verifica raramente con il Bleed Memetico, ma è possibile. Con i nostri personaggi viviamo situazioni che non ci sono mai capitate nella vita reale; potrebbe capitare che rispetto a una situazione nuova e mai vissuta dal giocatore (e a cui non aveva mai pensato), si sviluppino pensieri e opinioni a partire dalla situazione in gioco.
- Bleed Relazionale: è abbastanza intuitivo da immaginare. poiché riguarda il flusso tra relazioni al tavolo e relazioni in gioco. Un esempio di Bleed-in Relazionale è quando abbiamo una certa confidenza con un altro giocatore e ci viene spontaneo far sì che il suo personaggio stia simpatico al nostro personaggio, in modo da avere più interazioni con lui rispetto agli altri e sentirci più a nostro agio. Al tempo stesso, avviene molto spesso il Bleed-out Relazionale poiché gruppi di gioco formati da totali sconosciuti possono legare e diventare amici al di fuori delle sessioni, condividendo ricordi di situazioni avvenuti nella storia come se fossero ricordi reali che li legano.
La paura del Bleed-out#
Leggendo i vari esempi vi sarete accorti che sono cose che possono capitare abbastanza facilmente durante delle sessioni, se non altro almeno con campagne lunghe. Ma quindi perché c’è così tanta preoccupazione di fronte al Bleed?
Una cosa interessante è che c’è più preoccupazione rispetto al Bleed-out che al Bleed-in.
In quest’ultimo caso infatti il rischio maggiore è che il flusso da giocatore a personaggio possa rovinare l’esperienza di gioco agli altri (ad esempio giocando un personaggio in modo incoerente rispetto a come è stato creato perché c’è uno dei bleed in corso). Niente che una chiacchierata tra master e giocatori non possa risolvere, semplicemente facendo notare la cosa (solo se risulta effettivamente essere un problema per il tavolo) e mostrandola al giocatore.
Il Bleed-out invece a volte viene visto come un mostro cattivo di quelli che rischiano di fare un T.P.K.
C’è questa paura del “portarsi cose fuori dalla sessione”, del “restare attaccati alle emozioni” della sessione, fino ad arrivare alla paura che (complice la demonizzazione degli anni ‘80-’90 e i nuovi attacchi come quelli del Ministro Nordio) il Gioco di Ruolo possa essere pericoloso perché può provocare confusione sulla propria identità.
La paura cioè che il Bleed-out voglia dire che se nel gioco è morto un personaggio che era amico del mio sto male a tal punto da rovinarmi la vita. Che se nel gioco il mio personaggio continua a fallire, mi sento un fallito anche io. Che se nel gioco il mio personaggio ruba, uccide e brucia case possa farlo anche io nella vita reale. Che se il mio personaggio va a caccia di draghi, possa pensare anche io che esistano e andare a cercarli.
La paura che quella soglia sottile tra giocatore e personaggio crolli completamente e che i contenuti del gioco si riversino sul giocatore che non ha più punti di riferimento reali.
Ma credo che qualsiasi neuropsichiatra sia in grado di elencarci i motivi per cui se avviene una cosa del genere non è colpa del Gioco di Ruolo e non si tratta di Bleed-out, ma di una fragilità mentale grave che è pre-esistente all’utilizzo del Gioco di Ruolo.
Il Bleed Emancipatorio#
C’è una tipologia di Bleed che non abbiamo ancora trattato, ma che è molto importante per completare il discorso su questo fenomeno. Ed è quella del Bleed Emancipatorio, una tipologia di Bleed che riguarda uno scambio continuo tra giocatore e personaggio.
Mentre gli altri, infatti, hanno flussi contrapposti e separati (o vivi il Bleed-in o vivi il Bleed-out, non puoi viverli entrambi nello stesso momento), in questo caso il flusso è uno scambio continuo.
Con Bleed Emancipatorio intendiamo quelle situazioni in cui il giocatore è una persona che ha delle fragilità o che parte da una condizione di vita, nella realtà, in qualche modo emarginata e/o discriminata. Queste caratteristiche potrebbero essere portate all’interno di un personaggio che viene giocato durante l’avventura. Nel corso dell’avventura il personaggio potrebbe avere un empowerment, cioè diventare più autonomo, riconosciuto, intraprendente; potrebbe creare una rete sociale di relazioni stabili e durature. Mentre gioca l’avventura il giocatore non solo ha la possibilità di vedere come cambia la vita del suo personaggio, ma anche di sperimentare lui stesso una serie di situazioni simulate che però vanno a sviluppare soft skills reali: capacità di attenzione, di ascolto, problem solving, capacità di espressione, cooperazione, pianificazione. Tutte queste abilità che vengono sviluppate giocando il personaggio, diventano proprie del giocatore e vengono trasferite nella sua vita reale, permettendo un’emancipazione dalla situazione di partenza.
Il Bleed Emancipatorio ci aiuta a capire che il Bleed è un fenomeno potente che può essere molto utile in ambito formativo e terapeutico. Dunque al posto di spaventare e rischiare di demonizzare la nostra passione, dovremmo fare talk, articoli, panel e video in cui ci chiediamo “Come sfruttare al massimo il fenomeno del Bleed per giocare e vivere meglio?”.